Alta Langa o Asti Secco, qual è il “secco di qualità”?

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A volte i piemontesi non riesco mica a capirli. Fanno dei grandi, grandissimi vini, e basterebbero il Barolo, il Barbaresco e il Moscati d’Asti (oh sì, anche il Moscato d’Asti) a zittire perfino i francesi, che io reputo maestri assoluti delle vigne, eppure ogni tanto i sabaudi s’infilano in un tunnel.

Prendiamo la materia delle bollicine. Ebbene, in Piemonte hanno fatto il diavolo a quattro – suscitando la reazione dei prosecchisti e le perplessità di una parte della critica, me compreso – per avere l’Asti Secco dentro al disciplinare di produzione, muovendo in forza anche la politica, e adesso, ma sprima ancora che esca la prima bottiglia di Asti Secco (la prima vendemmia è quella del 2017), ecco che sono partiti con una nuova iniziativa, quella di rilanciare l’Alta Langa, lo spumante metodo classico. Che c’è di male? Niente, anzi. Se non fosse che…

Se non fosse che su La Stampa, il quotidiano di Torino, vedo un articolo che titola “Più ettari per crescere. Così l’Alta Langa sfida i big delle bollicine” e all’inizio il pezzo si dice così: “Dopo aver consolidato nome e qualità, il metodo classico Docg piemontese è pronto a creare un nuovo territorio vitivinicolo a cavallo tra Cuneese, Astigiano e Alessandrino, diventando lo spumante secco di qualità dell’intero Piemonte”. Affermazione che non è nuova, visto che la definizione dell’Alta Langa come “lo spumante secco di qualità dell’intero Piemonte” era già stata proposta all’inizio di giugno.

Ora, è chiaro che ognuno può pensarla come vuole e che ogni produttore è libero di dichiarare di fare il miglior vino del mondo e che chi scrive sui giornali ha il diritto e il dovere di riportare quel che pensa il mondo produttivo. Quel che mi rende perplesso è che dopo tanto discutere e polemizzare per far approvare l’Asti Secco, prima ancora che l’Asti Secco finisca in bottiglia, in Piemonte si affermi che “lo spumante secco di qualità” della regione è un altro, l’Alta Langa appunto. Il problema è uno solo: e se la gente ci crede? Tutto bene per l’Alta Langa, se la gente ci crede, ovvio. Ma per il nascituro Asti Secco potrebbero essere guai seri, perché sarebbe chiaro che non è “di qualità”, se lo è quell’altro.

Come la penso io, è noto: mi sbaglierò, ma non lo vedo, ‘sto Asti Secco. Dunque, comprenderei se quelli dell’Alta Langa, che mi pare stiano lavorando bene (ci sono bottiglie di bolle di valore, da quelle parti), volessero demarcare il territorio spumantista proponendo un “distinguo”. O un altolà.


4 comments

  1. Piercarlo

    lo spumante metodo classico millesimato è una cosa l’asti secco è un altra.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Non avevo dubbi che l’obiezione sarebbe stata che sono due vini diversi. Ma sono entrambi spumanti. Se si dice che uno solo è “lo spumante secco di qualità” della regione, si ammette implicitamente che l’altro non lo è. Si tratta di un errore, che mette gli spumanti piemontesi uno contro l’altro. Molto diverso, assolutamente diverso, sarebbe dire che l’Alta Langa è uni spumante piemontese di alta qualità. Non è una sottigliezza semantica, è sostanza.

  3. Piercarlo

    Barolo e Barbaresco qual’è il rosso di qualità?
    sono due vini rossi derivanti dallo stesso vitigno di nebbiolo, è come dire che il barolo è di qualità e quindi il barbaresco non può esserlo, la qualità è data da chi lo produce in cantina.

  4. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Infatti, in Piemonte nessuno si sognerebbe di dire che uno dei due è “il” (cioè l’unico) “vino rosso di qualità” della regione. Perché mai allora uno spumante deve essere definito “lo” (cioè l’unico) “spumante secco di qualità”? Vede?

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