Al numero uno c’è un Nizza, ripetete con me, Nizza

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Sono felicissimo che quest’anno al numero uno sia della top 100 di Wine Spectator, sia di quella di Wine Enthusiast ci sia un vino italiano. Non sono contento, invece, di aver letto in vari commenti italiani che il vino numero uno per Wine Enthusiast è una Barbera. Non c’è nessuna Barbera al vertice della classifica, c’è un Nizza, così come in testa alla lista di Wine Spectator non c’è un Cabernet, bensì un Bolgheri Sassicaia. Solo che per il Bolgheri Sassicaia si è sempre citata la denominazione di origine e non il vitigno, mentre per il Nizza la denominazione è stata spesso omessa preferendo parlare del vitigno. Non mi piace. Nessuno si sogna di dire che beve un Nebbiolo quando stappa un Barolo. Nessuno dice che beve un Pinot Nero se ha nel calice un Gevrey-Chambertin o uno Chardonnay quando si è gode uno Chassagne-Montrachet. E allora perché mai dobbiamo parlare di Barbera quando si celebra il successo del vino di una denominazione come quella del Nizza?

A me interessa poco che a Nizza il vino si faccia con l’uva della barbera, a me interessa che un Nizza esprima il territorio e più ancora il terroir del Nizza. Il vitigno è solo uno strumento nelle mani del vignaiolo.

Il Nizza sul tetto del mondo del vino – o del vino del mondo, fate voi – è il Cipressi 2015 di Michele Chiarlo. È straordinario che una denominazione di origine riconosciuta solo nel 2014 sia salita ai vertici mondiali con un vino della sua seconda vendemmia, la 2015. È pur vero che la docg Nizza è nata da quella che era la sottozona Nizza della denominazione della Barbera d’Asti, ma dal 2014 si parla di Nizza, solo di Nizza.

Giustamente – con giustificato orgoglio, – la newsletter della Michele Chiarlo con cui si è data comunicazione del successo è intitolata così: “È un Nizza il n° 1 dei The Enthusiast 100”. Un Nizza, si scrive solo “un Nizza”. Nella newsletter Stefano Chiarlo, enologo e agronomo dell’azienda fondata dal padre Michele nel 1956, dice così: “Sono molto felice per il Nizza e per i cinquanta appassionati produttori che hanno creduto in questa denominazione e stanno lavorando con dedizione per valorizzare questo vino. Mi auguro che questa bella notizia sia un propulsore per elevare notorietà ed immagine del Nizza”. Dice due volte Nizza. La denominazione, quella è il valore, anche quando la denominazione – e non è questo il caso – sembra avere poco valore.