Ah, la nostalgia del Recioto di Valpolicella

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Cecilia Trucchi ha ceduto Villa Bellini, splendido clos biondinamico della Valpolicella, quattro anni fa. Però i suoi vini si trovano ancora qui e là nelle carte dei ristoranti. Per esempio, alla Taverna Kus di San Zeno di Montagna il patron Giancarlo Zanolli ha tirato fuori dal cilindro magico una bottiglietta da mezzo litro dell’Uvapassa, lo straordinario Recioto della Valpolicella di Cecilia. Annata 2011.

Ecco, chi voglia capire davvero da dove provenga l’Amarone, quali percorsi abbia seguito per arrivare fino a noi, deve bere almeno una volta nella vita un vino come questo. Perché l’Amarone è discendente diretto (non dico figlio, non è corretto) del Recioto e sino all’esplosione commerciale amaronista il Recioto era (giustamente) considerato il vero grande vino della Valpolicella, mentre oggi invece è relegato a un ruolo da comprimario, talora misconosciuto e reietto.

Si obietterà che il Recioto valpolicellese ha seguito la china declinante di tutti gli altri vini dolci, ma è un’obiezione che respingo, perché la dote prevalente di questo Recioto – e di ogni grande Recioto di Valpolicella – non è la dolcezza (che pure esiste), bensì l’austera complessità, e più che a fine pasto, lo vedo su della selvaggina o sui salumi di spiccato carattere, oppure da solo, come un vino nobilissimo che invita alla conversazione.

Ha toni di cappero salato, di edera, di pomodoro essiccato, di oliva in salamoia, di alloro, di cardamomo, di fiori in pot pourri, di scorza d’arancia amara candita, di chiodo di garofano, di melata di pino, di resina d’abete, di coccola di cipresso.

Ah, che nostalgia.

Recioto della Valpolicella Classico Uvapassa 2011 Villa Bellini
(92/100)

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